A queste masse non oggettuali Afro dava un nome per ricollegarle al reale. Così nel ’58 dipinse un lirico Giardino della speranza.
Alla mostra modenese sull’informale erano esposti i bozzetti preparatori del Giardino. Evidentemente nessuna ispirazione era scesa dal cielo a innescare un raptus della mano. Afro segue un progetto scrupoloso per arrivare al dipinto finale, che risulta fluido come musica. La sua storia è una costruzione paziente per tentativi, come posare mattone su mattone.
(Purtroppo non ho trovato l'immagine giusta, e del dipinto di Afro pubblicato qui non riesco a risalire al titolo, ma, almeno, rende bene l'idea)
2 commenti:
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Nice colors. Keep up the good work. thnx!
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