nei primi due post sui bambini, abbiamo parlato, in maniera sicuramente un po' vaga (ma con una parte commenti ricca di spunti ben definiti) della sofferenza dei bambini.
pare che più o meno tutti ci troviamo d'accordo quando diciamo che i bambini, in quanto essere umani, hanno il diritto di conoscere il mondo nella sua complessità senza che i genitori pongano dei paletti su tutte le situazioni in cui prendono forma quei caratteri che comunente vengono descritti come "le cose brutte della vita": la morte, il dolore, la lite, il tradimento.
bello il contributo di francy, quando ringrazia i suoi genitori per averle mostrato all'età di 7 anni suo nonno in fin di vita.
giusto l'ingrediente inserito da frans, la noia, altra dimensione da cui i bambini sono esclusi.
bello il contributo di francy, quando ringrazia i suoi genitori per averle mostrato all'età di 7 anni suo nonno in fin di vita.
giusto l'ingrediente inserito da frans, la noia, altra dimensione da cui i bambini sono esclusi.
adesso andiamo avanti.
passiamo a elvio quando ci propone:
"Io arriverei a dire che una visitina agli ospedali e negli ospizi e persino nei manicomi o nelle galere, i luoghi rimossi dalla societa', farebbe bene alla mente di ogni giovane essere umano. Lo metterei quasi quasi nei programmi scolastici."
personalmente, condivido.
frans mette subito il dito nella piaga:
"ma vuoi scommettere che la maggior parte dei genitori metterebbe in piedi un tale casino che qualsiasi direttore scolastico dovrebbe poi rinunciare a farlo?"
una domanda per tutti, per procedere in una direzione comune:
tornate bambini per un attimo.
siete a scuola, frequentate le elementari.
il vostro maestro o maestra vi consegna un invito da lasciare ai genitori.
gli si chiede se danno la disponibilità al filglio ad unirsi alla gita nelle carceri della vostra città.
tornate in dietro con la mente.
secondo voi, i vostri genitori come avrebbero reagito?
prima di rispondere, immaginate la scena.
(immagine: foto di francesco zizola)
13 commenti:
Un quarto di secolo fa i miei genitori hanno fatto casino anche quando si è trattato di firmare per il corso di educazione sessuale. Per dire.
b.
Madonnina!, b. come sei pudico/a.
Mia madre nutriva un deferente rispetto per le istituzioni e avrebbe acconsentito.
un po' a disagio, come se il prete le avesse ordinato per penitenza di andare una sera al night. Ma l'avrebbe fatto.
Elvio foodstock.
PS: mi fai questo commentino spontaneo sul blog per cortesia???
Se non sei pasquale, pardon, ma fammelo lo stesso il commentino, dai.
Lo feci già la scorsa volta, quando il filmato sparì dopo pochi minuti di permanenza su youtube.
Meraviglioso, ribadisco. E voglio il dvd.
Tornando IT, ovviamente hanno acconsentito, non prima di aver discusso tra loro a lungo. Mai con me.
Altra generazione, adesso non succederebbe più (?)
b. (che sta per bruna, scusassero)
PS L'argomento è interessante e vi seguo con grande curiosità. Ora me ne torno all'ombra, saluti.
grazie bruna
grazie elvio
cari lettori,
la domanda ha un senso che poi capirete.
intanto rispondeteci.
I miei genitori lo avrebbero fatto, posso dirlo con certezza.
Qundo ero piccolo, fine anni settanta, i miei facevano parte del mitico (in senso pavesiano)Circolo Culturale Antonio Gramsci di Nembro e fra le tante iniziative ci fu anche quella di esporre i disegni degli "ospiti" di un manicomio sui quali doveva intervenire un gruppo di bambini, io ero uno di quei bambini, e alcuni artisti locali e la mostra era poi fatta da questi quadri collettivi.
Mia madre, poi, era maestra elementare e questo genere di iniziative le ha sempre appoggiate
anche i miei, molto probabilmente. Mia madre viene da anni turbolenti di comunismo e femminismo, mentre mio padre ha cominciato a fare il professore di arte durante anni di attore di teatro. Figurarsi la gita nei carceri. Ancora ho diversi reperti su donne partigiane e documenti di denuncia sulla condizione dei manicomi in italia. Se volete diffondo, almeno quest'ultimo, magari ad uso e consumo dei futuri figli di Elvio.
Confesso però di trovare difficoltà a condividere o criticare molte delle opinioni presentate lungo questa serie di tre post con relativi commenti. Mi sembra, perdonatemi, che ci si ponga sullo stesso piano della famiglia Mulino Bianco tanto osteggiata (una visione idilliaca vs. amara consapevolezza della realtà); pretendendo che psicologia individuale diventi sociologia di massa senza colpo ferire.
Temo che il modello di famiglia "mulino bianco" semplicemente non esista, come non esiste "ai miei tempi" o "oggi, purtroppo..." o "l'Italia vuole". Le condizioni, il contesto, la realtà mutano giorno per giorno e noi ci adattiamo ad essa; sia in quanto genitori (immagino), sia in quanto figli. Le pulsioni, le volontà, gli stimoli, gli strumenti che elaboriamo per avere il controllo della realtà trovano la loro strada senza aver bisogno di una rappresentazione da parte di terzi della stessa; qualunque essa sia. Senza ingerirla come alle anatre future fois gras, senza neanche obliarla fino a data da destinarsi.
Il rapporto con un figlio, o coi bambini in generale, si costruisce preferibilmente su una linea di dialogo continuativo, non su shock terapici (in medio stat virtus), che attraversi le scelte del signor van der grov e incorpori le discussioni dei genitori di bruna, che possa anche fare riferimento a modelli educativi di franchezza e onestà, ma che deve necessariamente fare i conti con il bambino in quanto individuo, non con il bambino inteso come massa. Occhio quando fate certi discorsi, permettere al figlio di fare a botte col fratello è una cosa, scioccare con immagini di morte o sofferenza chi non ha ancora gli strumenti adeguati per fare i conti con il suo intorno, è un'altra.
la penso come fosco.
non sono d'accordo con l'allegra gita, semplicemente perchè la trovo per nulla spontanea, volutamente didattica, una forzatura, insomma.
come dicevo anche nell'altro post, io credo che le esperienze forti non bisogna andarle a cercare, bisogna solo essere in grado di viverle quando si presentano.
nello specifico: far fare l'allegra gita al figlio se è lui per primo a desiderarlo, al limite (cosa assai improbabile, d'altronde).
penso che il genitore dovrebbe stimolare la curiosità del figlio sulle varie verità della vita, poi sarà sicuramente lui a volerne sapere di più, al momento opportuno.
Sicuramente la filosovia del "si salvi chi puo'", nel senso che non esistono ricette valide per tutti e ognuno deve fare i conti da se con la propria singolare vita, va sempre bene. E' la mia filosofia di vita.
Il discrimine tra l'eccessiva protezione dagli agenti esterni e la forzata esposizione ad essi di un figlio e' sottile e non generalizzabile.
E chiaro che eccedere nell'una o nell'altra direzione e' un errore (che in ogni caso, per fortuna, non e' detto influira' sul giovane virgulto).
Sul'"ognuno fara' quando si sentira' di fare" ho dei dubbi costituiti dalla mia sfiducia sulle propensioni umane: credo che spontaneamente non avrei mai avuto voglia di imparare la matematica o di studiare storia, preferivo guardare i cartoni animati.
Essere didattici non e' demoniaco, secondo me. Poi, la questione del giusto limite, quella si, e' delicata e vale il caso er caso.
Alle volte mi pare che questo particolarismo della singola condizione dell'individuo conduca, attraverso il soggettivismo, all'immobilismo... al non poter dire nulla di generale (generalizzatoe quindi anche piu' generico) per perdersi nell'infinito mare dei distinguo.
Nel mentre gli statistici e le indagini di mercato fanno un bel mazzo di tutti noi e ce la mettono nel di dietro a dimostrazione dell'efficacia della generalizzazione, perche' siamo tutti cosi' diversie tutti cosi' uguali.
Silvio docet.
(E con cio' non sostengo il populismo, rivendico solamente la possibilita' di ragionare in generale, sapendo che dentro le categorie generali ci sono tutti i casi particolari).
Erviomattiniero.
si discuteva di educazione infantile, non di politica.
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hai modificato il mio concetto, ervio.
io ho detto che, secondo me, bisognerebbe invogliare e far venire la curiosità di apprendere, dare le basi, insomma, senza imporre esperienze.
il "momento opportuno" è quando il bambino chiede spontaneamente...
non ho detto che non bisogna dire/fare nulla tanto lo capirà da grande.
la gita alle carceri non è affatto diversa dalle lezioni di pianoforte "per forza".
se ci pensi bene.
E' pedagogia utopistico-ottimistica quella che proponi. E la trovo affascinante, e', diciamo, la mia scarsa fiducia nell'essere umano che mi frena nella piena e convinta adesione.
Anche questa paura di far fare qualcosa perche' bisogna farlo, e basta!
I genitori molli, dei decenni recenti, non so se hanno fatto meno danni dei genitori rigidi.
...
Saluti dall'800.
Egdar.
innanzitutto saluto i nuovi arrivati: edgar, dall'800.
benvenuto.
caro foosco e cari tutti,
anch'io penso che la famiglia del mulino bianco non esista e che il suo opposto non sia necessariamente una famiglia giusta, che funziona.
cerco di definire le modalità di comportamento che io ritengo opportune e benefiche all'interno di una famiglia e lo faccio con un po' di esempi "forti" per rendere chiara l'idea ma ti parlo di situazioni familiari secondo vivibili, non così opprimenti per il bambino a cui, ripeto, bisogna aprire le porte del mondo e accompagnarlo solo quando serve.
mostrare al bambino immagini di morte, come dici tu, buttata così, non serve a nulla, è vero. ma noi, e soprattutto francy, ne abbiamo parlato in termini diversi. qui non si tratta di portare il bambino in guerra, ma di accompagnarlo in ospedale a vedere suo nonno.
si rischia di generalizzare troppo.
personalmente ho paura delle generalizzazioni e in genere (!) non ne faccio mai. ma ci sono questioni a cui per qualche strana ragione si è affezionati e si corre il rischio di genralizzare pur di afferrare qualcosa.
su questo concordo con elvio. anche quando sottolinea a federica che la didattica non è un male e, secondo me, non lo sono neanche quelle che tu, federica, definisci forzature. tutto dipende dal metodo.
non possiamo aspettare che un bambino ci dica "papà portami in cimitero, fammi vedere i cani scuoiati, che cos'è la morte?" non penso che funzioni così e non lo dico perchè ho 100 figli ma perchè vivo circondato da persone e penso che le cose non avvengano in maniera così diretta.
è il genitore che deve sapere di cosa ha bisogno il suo bambino per crescere senza imbarazzanti lacune, immagino.
fa niente se il bambino non vuole fare questo o quell'altro. se pensi che gli serva a qualcosa e lui frigna dopo giornate intere di persuasione: ceffone, sberla e riga dritto.
tu, genitore, saprai qualcosa del mondo in cui viviamo in più di tuo figlio, no? insegnaglielo allora.
se pensi che la gita in carcere possa servire a qualcosa, quanto peso può avere il parere di tuo figlio che non ha la più pallida idea di cosa sia un carcere?
vedo che i vostri genitori vi avrebbero concesso la gita in carcere. beh, bello saperlo.
anche i miei l'avrebbero fatto, probabilmente, ma non senza stupirsi della cosa. forse avrebbero accettato perchè accettare una gita in carcere per il figlio è "una cosa di sinistra".
mi chiedo se siamo i pochi o la maggioranza.
secondo voi?
benvenuto nell'800, Roberto.
Dopotutto, e' un secolo spazioso.
Egdar.
dimmi se piove.
se sì, mi porto l'ombrello.
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