Reduce da un non entusiasmante soggiorno barese, recupero dalla sacca un foglietto di appunti. Niente di che, giusto delle cose strarisapute, ma che, dette con le parole giuste, sembrano ritrovare una freschezza e una necessità rare. Quando non ho tempo di leggere, mi sforzo di rileggere, e spesso ne vengono fuori delle belle cose. Come questa volta.
Sono nella cucina del mio ospite a parlar di massimi sistemi, quando a un tratto decidiamo di fare il nostro gioco preferito: cominciamo a pescare libri. I libri - ovviamente - sono quelli della sua libreria e io, un po' per pigrizia, un po' per nostalgia, cerco di trovarne uno che ho già letto.
Disgrazia. Mi capita sotto le mani La possibilità di un'isola. So che molti (e, soprattutto, molte) non amano o addirittura scansano Houellebecq, altri fingono di averlo letto per sentirsi up-to-date o controcorrente, ma non è di lui che voglio parlare, della sua persona, delle sue scelte sessuali, della sua dimensione politica... Mi limiterò a dire che mi piace, tanto per non fingere neutralità, ma - lo ripeto - questo non mi interessa.Quello che mi interessa è che in quella cucina, sfogliando il libro, mi passano sotto gli occhi le sottolineature del mio amico, e non posso fare a meno di notarne una. Gliela leggo, e gli faccio presente che si è limitato a evidenziare la parte più neutra, più aforistica del testo, come se avesse scontornato la frase, isolando un pensiero dalla polpa della narrazione, senza rendere un gran servizio alla bellezza complessiva del passo. Conveniamo che è necessaria una breve aggiunta. Eccovi il risultato, dalle pagine 61 e 62 del libro:
Nella vita di coppia, il più delle volte, esistono fin dall'inizio certi dettagli, certe discordanze su cui si decide tacitamente di tacere, nell'entusiastica certezza che l'amore finirà col risolvere tutti i problemi. Questi problemi crescono a poco a poco, nel silenzio, prima di esplodere alcuni anni dopo e distruggere qualsiasi possibilità di vita in comune. Sin dall'inizio Isabelle aveva preferito che la prendessi da dietro. [...] Non avremmo mai conosciuto lo sguardo doppio, infinitamente misterioso, della coppia unita nella felicità, che accetta umilmente la presenza degli organi e la gioia limitata; non saremmo mai stati veramente amanti.
Ecco. Io ora non so se vi piaccia o meno quello che avete letto. Inutile dire che io lo trovo sublime. So bene, però, che questo piccolo giochetto ha permesso al mio amico e me di ricordarci con una certa amarezza che un sacco di cose che già sappiamo tornano spesso con violenza a pretendere attenzione, come per ribadirci la loro ineluttabilità. Stavolta l'hanno fatto attraverso una bella pagina di romanzo. Domani - forse - ci penserà una canzonetta sull'estate che finisce.
L'avrete capito, questo è quello che succede quando si sceglie di restare chiusi in casa quando fuori ci sono trentacinque gradi e un tasso di umidità tropicale.
Prometto. La prossima volta vado al mare.
(Immagine: Mechanized Robot, Osaka Tin Toy Institute)
5 commenti:
Bravo.
grazie, andrea!
quando torni a postare qualcosa? su, su... ché l'estate è bella che andata!
Ok, prometto che posto. Il fatto è che ultimamente vedo nero e allora evito di esprimere opinioni, e quando le esprimo hanno la grazia di una molotov :-)
be'... quanto a veder nero, devo dire che non me la passo meglio. e l'estate ha solo ampliato il mio personalissimo cono d'ombra. tuttavia, non aver timore di inondare il blog con il tuo fiele.
a presto
annerite annerite.
tanto poi ci penso a scrivere le puttanate.
a che serve il gruppo?
bello il post.
un abbraccio a tutti e due
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