27 ottobre, 2006

Some Sweet Day...

SPARKLEHORSE
Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain Capitol
Dopo aver attraversato deserti desolati e notti senza fine, Mark Linkous ha sconfitto gli spettri che da anni turbavano i suoi sogni. O almeno così pare ascoltando “Dreamt For Light Years In The Belly Of A Mountain”, quarta prova su lunga distanza nonchè capitolo apparentemente più sereno della parca discografia di questo indiscusso genio musicale. È pur vero che la delicatissima fragilità dei precedenti lavori sembra in parte scomparsa, e con lei anche quella candida vulnerabilità che legava affettivamente l’ascoltatore al menestrello dei cuori infranti; eppure l’essenza della musica di Linkous rimane inalterata anche nel pugno di canzoni qui raccolte, una continua gioia uditiva ancora una volta impreziosita di loop di chitarra, piccoli elementi di distrubo, progressioni emozionali e straordinarie melodie acustiche. Sembra plausibile che gli album dei Velvet Underground abbiano suonato a più riprese sul giradischi degli Sparklehorse, dato che il segno di Lou Reed sembra apparire a più riprese per poi imprimersi prepotentemente nella perfetta “Some Sweet Day”, ma è anche merito della produzione di Dave Fridmann se l’album mantiene un’omogeneità di fondo così convincente. A Tom Waits, invece, viene riservato il cameo d’onore nella traccia più appassionata del disco, “Morning Hollow”, ma non mancano neppure le sfuriate più scopertamente rock che sono parte integrante dei live di Linkous e soci. “Dreamt For Light Years…” conferma l’eccezionale talento che ha reso Sparklehorse un fuoriclasse del cantautorato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mhmm, questo articolo è forse troppo indulgente con quello che per me è il lavoro peggiore degli sparklehorse. aspettando un po' più di tempo il risultato sarebbe stato un altro.
o forse, con i dischi precedenti, linkous ci aveva abituati troppo bene: qui sembra aver fatto i compiti con dovizia, ma non riesce proprio a trasmettermi quell'incanto ipnotico che mi obbliga ad ascoltare, per esempio, vivadixie sempre un'altra volta.
o forse sono troppo brusco con sparklehorse perché il disco l'ho comprato originale...
sergio

Michele Casella ha detto...

un ascolto reiterato mi ha ampiamente soddisfatto. Echi di velvet si mischiano al solito, grande Sparklehorse. Forse nulla di nuovo, ma un altro grande album che si fa amare. Meno fragilità ma più sicurezza. Meglio Vivadixie? Di sicuro, ma che importa? Ne abbiamo già uno da ascoltare,meglio nuovi brani...