19 novembre, 2006

(hi)story of violence

Da queste parti c'è un programma, Dateline/To catch a predator su Nbc, che adesca, grazie anche all'aiuto della polizia e di una associazione, possibili pedofili e violentatori per coglierli poi alla sprovvista e torturarli così sotto le luci delle telecamere. Ora, qualche giorno fa è successo che un assistente procuratore del Texas, posto non proprio morbido con chi infrange la legge, sia stato indotto a chattare e scambiare materiale con un'esca. Il possibile pedofilo, che non ha portato a compimento niente di quello che ci si può aspettare, quando ha sentito bussare alla propria porta e avendo capito a cosa sarebbe andato incontro, si è preventivamente tolto la vita con un bel colpo in testa. La gelida storia di Bill Conradt la si può leggere leggere qui.
La storia è piuttosto divertente e colpisce per ciò che riesce a mettere in campo. Innanzitutto, chi mi dice che il procuratore, senza lo sventolio dell'esca, avrebbe mai infastidito un minore portandoselo magari a letto? Chi produce il reato? La realtà è surrogato del virtuale e c'è o no la possibilità di appellarsi a un possibile rapporto di minoranza?
L'avvilupparsi continuo di storia oggettiva, racconto, produzione testuale e falsificazione semiologica, massacrandosi l'una contro l'altra, rende veramente difficile la ricerca di una comprensibilità razionale. Confrontato a un caso come questo, quello dei pischelli italiani che hanno malmenato il ragazzo down sembra essere ancora all'età della pietra: si sono rivolti a qualcosa di preesistente per diventare, a loro modo, famosi. E il caso di Dateline non riesce neanche a richiamarmi alla mente Debord o Baudrillard: lo spettacolo non è concentrato o virtualizzazione continua, semplicemente queste categorie non hanno più aggancio su niente o una concreta giustificazione.
Giusto per rimanere dentro la violenza...

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