12 gennaio, 2007

Amor patrio

Visto che col suo ultimo post Frans ha acceso il fuoco citazionista in un anonimo petto, facendogli mitragliare detti celebri sull'amor patrio (sia leso che glorioso), mi unisco al mio ardito connazionale senza nome e vi regalo questo breve passo di Leopardi, tratto dal suo splendido Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani. Si tratta di una sorta di captatio benevolentiae, che si chiude però con una domanda tutt'altro che retorica.

"Se io dirò alcune cose circa questi presenti costumi (tenendomi al generale) colla sincerità e libertà con cui ne potrebbe scrivere uno straniero, non dovrò esserne ripreso dagli italiani, perché non lo potranno imputare a odio o emulazione nazionale, e forse si stimerà che le cose nostre sieno più note a un italiano che non sono e non sarebbero a uno straniero, e finalmente se questi non dee risparmiare il nostro amor proprio con danno della verità, perché dovrò io parlare in cerimonia alla mia propria nazione, cioè quasi alla mia famiglia e a’ miei fratelli?"

Pochissime righe che la dicono lunga sul ruolo e l'integrazione dell'intellettuale in Italia. Il tutto nel 1823.
Per chi volesse approfondire senza cacciare una lira, qui trovate il testo integrale.

(Fotografia: Maschera funebre di Giacomo Leopardi, dall'archivio della Laurence Hutton Collection)

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