Oggi voglio sconsigliare un libro. In genere penso che se non si ritiene buono un libro, è giusto non parlarne. Però su Mercanti d'aura. Logiche dell'arte contemporanea ho letto alcune recensioni elogiative che potrebbero farlo comprare a scatola chiusa.
Il volume, edito da Il Mulino, di Alessandro Dal Lago (sociologo) e Serena Giordano (artista) dovrebbe smascherare il meccanismo per cui opere senza valore artistico, ammantate da discorsi pseudocritici, acquistano questo valore, che sul piano del mercato si traduce in una bolla speculativa. Il fenomeno di un mercato dell'arte anabolizzato sicuramente esiste. Andrebbe denunciato attraverso un'inchiesta puntuale, portando alla luce casi di vera fabbricazione d'arte fasulla attraverso "discorsi" di potenti del mondo dell'arte, e descrivendo contemporaneamente i movimenti economici che questa arte-merce segue. Insomma, occorrerebbe giornalismo d'inchiesta.
Purtroppo questo libro contiene altro, una sorta di dissertazione - attraverso un campionario di casi banali - che segue la presunta evoluzione ideologica di questo raggiro in cui alchimisti-artisti e alchimisti-critici trasformano in arte ciò che non è arte.
Portare tutto dal piano dell'indagine puntuale alla critica della critica d'arte già drammaticamente fa scadere la forza del libro, eppure si riesce a fare di peggio. La "metacritica" non è svolta con sensibilità, intelligenza ma attraverso il tribunale del "senso comune".
Così il libro parte lancia in resta contro i ready made di Duchamp. Anzi - come accade sempre in questi casi - contro Fountain, il celebre orinatoio rovesciato, del 1917. E' passato quasi un secolo e ancora il lavoro di Duchamp fa friggere i soldatini del senso comune. Come al solito si dimentica di "vederlo", e si dimentica che - come ogni ready made - è composto di immagine e testo. Persino Bourdieu in Les Règles de l'art aveva sottolineato l'importanza del doppio medium e dei giochi di parole. Eppure i due autori (che citano Bourdieu), non vogliono saperne delle parole (sostanzialmente raggiri): quello resta un orinatoio!
Addirittura paragonano Fountain al caso di un dipinto-beffa realizzato legando un pennello alla coda di un somaro, per poi presentarlo a un'esposizione. Questo dipinto è riprodotto nel libro. E' orrendo. Gioverebbe far notare ai due autori che invece Fountain è bello anche dal punto di vista formale? Sarebbe tempo sprecato. Qui un secolo è passato per niente.
La stoccata finale arriva al lettore in una sorta di parte costruttiva del libro in cui si segnalano artisti che non hanno avuto il giusto riconoscimento. Cosa scoprono i due autori? Il fumetto. Scoprono Maus di Art Spiegelman, inserito da anni in tutti i canoni dell'orbe terracqueo.
Il volume costa € 18,00. In libreria potete verificare facilmente il contenuto. Non aiuta il senso critico montando una sorta di mito fondativo dell'arte truffaldina in Duchamp (ipotesi più che intelligente, molto allettante). Non è l'arma segreta contro lo scadimento del mondo dell'arte. Anzi, allestendo un tribunale del senso comune che giudica sull'arte "degenerata", inibisce la capacità di vedere, aprendo la strada ai critici-mercanti. Non fornisce informazioni sui movimenti economici che costituiscono forse l'unica nervatura del mondo dell'arte. Oltretutto l'apparato iconografico è inutile selezionando opere riprodotte ovunque.
Il volume, edito da Il Mulino, di Alessandro Dal Lago (sociologo) e Serena Giordano (artista) dovrebbe smascherare il meccanismo per cui opere senza valore artistico, ammantate da discorsi pseudocritici, acquistano questo valore, che sul piano del mercato si traduce in una bolla speculativa. Il fenomeno di un mercato dell'arte anabolizzato sicuramente esiste. Andrebbe denunciato attraverso un'inchiesta puntuale, portando alla luce casi di vera fabbricazione d'arte fasulla attraverso "discorsi" di potenti del mondo dell'arte, e descrivendo contemporaneamente i movimenti economici che questa arte-merce segue. Insomma, occorrerebbe giornalismo d'inchiesta.
Purtroppo questo libro contiene altro, una sorta di dissertazione - attraverso un campionario di casi banali - che segue la presunta evoluzione ideologica di questo raggiro in cui alchimisti-artisti e alchimisti-critici trasformano in arte ciò che non è arte.
Portare tutto dal piano dell'indagine puntuale alla critica della critica d'arte già drammaticamente fa scadere la forza del libro, eppure si riesce a fare di peggio. La "metacritica" non è svolta con sensibilità, intelligenza ma attraverso il tribunale del "senso comune".
Così il libro parte lancia in resta contro i ready made di Duchamp. Anzi - come accade sempre in questi casi - contro Fountain, il celebre orinatoio rovesciato, del 1917. E' passato quasi un secolo e ancora il lavoro di Duchamp fa friggere i soldatini del senso comune. Come al solito si dimentica di "vederlo", e si dimentica che - come ogni ready made - è composto di immagine e testo. Persino Bourdieu in Les Règles de l'art aveva sottolineato l'importanza del doppio medium e dei giochi di parole. Eppure i due autori (che citano Bourdieu), non vogliono saperne delle parole (sostanzialmente raggiri): quello resta un orinatoio!
Addirittura paragonano Fountain al caso di un dipinto-beffa realizzato legando un pennello alla coda di un somaro, per poi presentarlo a un'esposizione. Questo dipinto è riprodotto nel libro. E' orrendo. Gioverebbe far notare ai due autori che invece Fountain è bello anche dal punto di vista formale? Sarebbe tempo sprecato. Qui un secolo è passato per niente.
La stoccata finale arriva al lettore in una sorta di parte costruttiva del libro in cui si segnalano artisti che non hanno avuto il giusto riconoscimento. Cosa scoprono i due autori? Il fumetto. Scoprono Maus di Art Spiegelman, inserito da anni in tutti i canoni dell'orbe terracqueo.
Il volume costa € 18,00. In libreria potete verificare facilmente il contenuto. Non aiuta il senso critico montando una sorta di mito fondativo dell'arte truffaldina in Duchamp (ipotesi più che intelligente, molto allettante). Non è l'arma segreta contro lo scadimento del mondo dell'arte. Anzi, allestendo un tribunale del senso comune che giudica sull'arte "degenerata", inibisce la capacità di vedere, aprendo la strada ai critici-mercanti. Non fornisce informazioni sui movimenti economici che costituiscono forse l'unica nervatura del mondo dell'arte. Oltretutto l'apparato iconografico è inutile selezionando opere riprodotte ovunque.
7 commenti:
ok. non lo comprerò :^)
chi o cosa invece fa vedere chiaramente attraverso esempi i movimenti economici dell'arte contemporanea?
No no, almeno guardaci dentro in libreria, tanto si legge come un articolo di giornale.
Che io sappia nessuno ha fatto un'inchiesta sul mondo e mercato dell'arte. Qualche mese fa avevo letto un articolo interessante di Carla Benedetti su Pinault, ma era un breve articolo. Semplicemente manca qualcuno che si prende la briga di fare un lavoro del genere. E poi diciamolo, la pagherebbe cara...
intanto si potrebbe leggere o ricostruire la biografia di gente come bonito oliva. aiuterebbe parecchio a capire le dinamiche (economiche) dell'arte contemporanea.
ottimo servizio alla comunità, andrea.
Gli darò un'occhiata.
Purtroppo è vero che la tendenza di certa arte è partita da Duchamp, anzi, sarebbe meglio dire che ha preso Duchamp come pretesto per mandare tutto in vacca, in realtà se si guardasse attentamente Duchamp e lo si studiasse si vedrebbe che lui è fuori da quella logica furbetta.
Ho un'idea banale: bisogna vedere le opere e fregarsene dei discorsi che ci costruiscono attorno. Anche il peggior assassino dell'arte potrebbe produrre qualcosa di bello. E anche i peggiori critici possono sponsorizzare cose buone. ABO a me per esempio sta sulle balle, ma non tutta la transavanguardia è da disprezzare, alcune cose a me piacciono, e in fondo Clemente è finito dentro "Arte del novecento" di Rosalind Krauss (che non è certo una critica che si fa abbindolare).
L'importante è non dare al lettore delle griglie interpretative che chiudono la possibilità di vedere. A mio parere questo è proprio il difetto di questo libro. Agli autori manca la sensibilità. Lo avesse scritto l'integratore veniva meglio!
sono pienamente d'accordo con te
good start
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