12 giugno, 2008

Letti per voi (sai che fatica...)

Paul moves out
Michel Rabagliati ci sa proprio fare. Se avete letto il suo Paul ha un lavoro estivo, non potete che darmi ragione. In un periodo in cui il fumetto si rifugia sempre di più nell'autobiografia per non sentirsi stupido (della serie: "Oh... farà anche cagare, ma è tutto vero, eh!"), Rabagliati ha l'accortezza di prendere la sua storia personale girandoci intorno, allontanandosi quanto basta dalla mera cronaca per mostrarci del suo privato solo quello che serve. Ossia quello che succede a chiunque, ma che pochi hanno la capacità di raccontare.



Spent
Joe Matt sa benissimo come trasformare una qualsiasi situazione quotidiana in un sceneggiatura ben calibrata. E questo è un pregio. Peccato però che Matt metta questa indiscutibile abilità al servizio degli aspetti più insignificanti della sua vita privata. Il fatto che il suo autoritratto sia impietoso non aggiunge molto sugo alla minestra. Anzi. Questo è quel genere di fumetto autobiografico che, invece di includere il lettore, lo esclude e lo sprona (o lo obbliga) a trasformarsi in uno spione da spiaggia. Matt finge di renderci spettatori della sua autonalisi, mentre chiede soltanto di essere complici delle sue ragazzate: la sua è una continua richiesta di assoluzione. Peccato, perché quest'uomo sa perfettamente come scrivere un dialogo e una sceneggiatura.


Wimbledon Green
Seth è un disegnatore. Uno che sa fare il suo mestiere. Inoltre sa muoversi nell'oggetto libro con una maestria rara. Anche se il materiale qui raccolto non è indimenticabile, resta il fatto che questa roba deve essere pubblicata. Se non altro per far capire che esiste eccome un modo per fare dei bei libri, anche se non si hanno grandi cose da dire. Poi sì... è pieno delle solite menate sui bei tempi andati, ma questo è Seth. Prendere o lasciare.




Like a velvet glove cast in iron
Daniel Clowes è talmente dentro al sottomondo in cui si muove da non essere assolutamente interessato a caricarlo con effetti e trovate. Anzi. Clowes sgrassa il più possibile la rappresentazione dell'orrido, del grottesco, del weird, e al lettore non resta che aggirarsi per questi side show senza fronzoli, dove i freak non fanno mai "bu" né rivelano sentimentalismi da cartolina. Il mostruoso sembra sempre a portata di mano, mai spaventoso. Eppure capita spesso di guardare la pagina e di provare paura. Perché ci sono dei cani che non abbaiano e non mordono, ma ai quali non vi avvicinereste comunque.


Shortcomings
Adrian Tomine è un buon disegnatore e le sue storie sono estremamente leggibili. Le sue precedenti raccolte di racconti brevi - Sonnambulo e Summer Blonde - lo dimostrano ampiamente. Questa volta ci troviamo davanti a uno sforzo più complesso: un'unica storia che supera le cento pagine, originariamente pubblicata a puntate. Avevo letto tempo fa i primi due albi e li avevo trovati ben scritti, semplici, veloci. Adesso che leggo la raccolta, mi accorgo che mancavano solo poche pagine alla conclusione e capisco che quest'uomo non ha fiato a sufficienza per superare le quaranta pagine. La storia procede senza impennate, sempre con garbo, ma alla fine non ci si spiega perché la si è letta.


32 stories
Sempre Tomine, stavolta in un libro che riunisce tutta la produzione giovanile, quella della quale - per intenderci - ci si vergogna. 32 storie brevi e brevissime per assistere ai primi vagiti fanzinari di un autore alla (fruttuosa) ricerca della propria dimensione narrativa. 32 microracconti, alcuni dei quali molto belli, per capire come quest'uomo sia riuscito ad affinare le sue armi fino a spuntarle.




Linometal
Reinhard Scheibner ha messo insieme una raccolta di serigrafie portentose, dove esseri copromorfi e fallocefali (ossia "stronzi" e "teste di cazzo") distruggono la vita di gentili creature farfalliformi. La metafora sociale è di una sempliciotteria da record, ma quello che vi passa davanti agli occhi difficilmente lo scorderete. Attenzione: è un prodotto Dernier cri, quindi è (giustamente) costoso e rivoltante (in modo sublime). Astenersi perditempo.


Hank Ketcham's Complete Dennis the Menace
E' un po' come consigliare la lettura di Omero: troppo facile, ma neanche così scontato. Forse non sono poi così tanti gli italiani che si ricordano di questo maestro del disegno. Sfogliando i primi due volumi di questa splendida opera che raccoglie tutte le annate di Dennis the Menace, si può apprezzare il grande sfoggio di intelligenza grafica di Ketcham, freschissimo nel segno e nel taglio delle scene, sempre attento alle posizioni dei personaggi e alle dinamiche comiche della vignetta. Non è certo un caso se, il più delle volte, si ride più per l'efficacia dell'inquadratura che non per l'originalità della battuta. E questa è la caratteristica che rende grande il lavoro - altrimenti routinario - di un cartoonist professionista.

8 commenti:

Roberto La Forgia ha detto...

Piacevole, davvero piacevole, vedere che esiste ancora qualcuno che ti suggerisce di leggere dei fumetti.
Ancora più piacevole sapere che questo qualcuno è tuo fratello e quindi per leggere quei fumetti non devi tirare fuori neanche una lira.

Belle recensioni.
Rifallo.
Vogliamo sapere tutta la verità, ma tutta, sul fumetto italiano.

tuo scroccone

pasquale la forgia ha detto...

il fatto che il primo complimento/commento arrivi da mio fratello la dice lunghissima.
bene bene.
ciao,
pasquale "mio cuggino" la forgia

matteo bergamelli ha detto...

arrivo per secondo, mi dispiace, però tuo fratello ha ragione.
Non ho mai letto niente di Tomine perché lo trovo visivamente noioso, non mi ha mai attirato. Io un fumetto lo scelgo a colpo d'occhio, non so se è un buon metodo ma per le mie esigenze funziona, a me interessa principalmente il disegno e ottime storie disegnate male non le considero; Tomine disegna bene ma le tavole sono tutte uguali, non c'è invenzione.
Se guardo Bacilieri, per citare un esempio nostrano, ogni tavola è una goduria.
Un americano che mi piace molto (grandioso anche come illustratore) e mi pare non sia pubblicato in Italia è Dave Cooper.

frans

the substitute ha detto...

Beh, sapendo quanto sei di palato fine viene voglia veramente di leggere solo Rabagliati e Clowes (che ormai è quasi nel canone di Harold Bloom e che sforna un American Beauty ogni tre pagine) anche se devo dire che da ex (?)onanista la copertna di Matt mi stuzzica.
Dennis me lo ricordo solo su Topolino e credevo fosse dello stesso autore del cane Sansone.

Ciao Frans caro, ho regalato Durasagra ad un amico veneziano che non aveva mai letto UN fumetto e l'ho trasformato in 10' in un fan di Bacilieri.

Rob, Pasquale, assicurateci che non siete seduti davanti ai monitor uno di spalle all'altro e vi parlate solo per post :-)

attendiamo Veni Vidi RISI

Roberto La Forgia ha detto...

ahahah.
No no. Kilometri ci separano.
Se di separazione si può parlare :^)

pasquale la forgia ha detto...

caro frans,
sì, bacilieri spacca. come dimostra l'aneddoto di substitute, è uno di quei disegnatori che possono convertire al fumetto anche i più restii. "la magnifica desolazione" però... non so. ha un finale portentoso, ma per arrivarci segue una strada che ho trovato in molti punti poco interessante, mentre la lunga parentesi "innamorati a milano" è semplicemente splendida.

caro sostituto,
appena sistemo un paio di rogne con l'appartamento mi faccio vivo, nella speranza che anche a milano arrivi l'estate.

the substitute ha detto...

Ma porcaputtena! Oggi in tram mi sembrava fosse novembre e ricomiciasse un anno di lavoro. C'è la sensazione che abbiamo saltato un giro d'estate.
Znort!Grrr!Sob!
Tempo a parte fai un salto sul sostituto.it
c'ho avuto un'impeto lirico (io e Gilbert Shelton)

pasquale la forgia ha detto...

caro sostituto,
vista e apprezzata la tua ipennata lirica (io però preferisco "la morte di fat freddy"). però non mi gasare il pupo, proprio adesso che sta cominciando a fare qualcosa di buono!!!
:)