29 luglio, 2008

Non è un paese per vecchi


Attenzione, di seguito viene rivelata la trama dell'opera...

Finalmente ho visto anch’io Non è un paese per vecchi, film dei fratelli Coen sceneggiato su un romanzo di Cormac McCarthy. Ultimamente i film dove la violenza è gratuita e verosimile mi danno fastidio, cerco di evitarli. Però alla fine l’ho guardato, perché Pasquale ha scritto che è un capolavoro.

Fino a circa tre quarti è un thriller violentissimo e spettacolare. Verrebbe da dire che fino a quel punto il film è una puttanata, un’americanata, se non fosse per la bellezza delle ambientazioni (Texas e frontiera messicana), per la bravura degli attori, soprattutto di Javier Bardem che crea, come ci dicono i Coen, un personaggio – un killer dal nome esotico Chigurh - più ricco di quello racchiuso nella sceneggiatura. Un personaggio che porta tutta la melma della natura umana in superficie, nel volto, nello sguardo, nelle dita che fanno girare una moneta sotto gli occhi increduli delle sue vittime.

Ci sono il bene e il male opposti nettamente in quei primi tre quarti di film. C’è addiritura la speranza che uno sceriffo come un angelo custode riesca a risolvere tutto, salvando l’uomo che il killer sta cercando per una faccenda di soldi e droga. C’è perfino un inseguimento spettacolare in macchina. Ma non c’è fin qui spazio per l’immaginazione, la violenza senza nessuna forza simbolica resta violenza. Tutto l’opposto di un film come Arancia meccanica dove ogni scena, ogni immagine spinge lo spettatore oltre il realismo.

Poi c’è un cambio di passo con la morte dell'uomo inseguito da Chigurh. È veloce come lo scatto di un interruttore: da lì in poi l’illusione del bene finisce di colpo lasciandoci disorientati, attoniti. La linerità della storia esplode, uno spazio nero emotivo inghiotte tutto.
Allora serve una nuova grammatica per portare il racconto alla conclusione. McCarthy utilizza una semplice immagine rivelata in sogno: lo sceriffo sogna il padre che cavalca davanti a lui nella notte, sulla neve, portando una fiaccola per accendere un fuoco più avanti. Insieme al figlio immaginiamo il bagliore della fiaccola color della luna, come alimentato dalla volontà del padre, che apre una breccia nella notte.

[immagine da qui]

3 commenti:

andrea barbieri ha detto...

Ho cannato la formattazione...

pasquale la forgia ha detto...

mi pare che adesso sia tutto a posto.

andrea barbieri ha detto...

Sì ce l'ho fatta... :-)

Credo che quello che mi è piaciuto del film sia nel libro e quello che non mi è piaciuto, che poi è tutto quel buttasù di scene violente, sia nel film, anche perché nel libro sei costretto a 'immaginare'...
Comunque mi è piaciuto.
Nel dvd c'è un extra con l'intervista ai Coen, mi ha colpito che insistano tanto sul cercare di attribuire al film una qualche etichetta: noir, road movie, horror eccetera...

Prossima volta annuncio già una cosa sulla matita.

ciao