Non è un buon segno quando la tv comincia a dichiararsi portatrice di progresso. Di solito questo accade quando un programma televisivo si arroga il merito di aver "infranto un tabù", spesso legato alla visione del corpo o comunque di natura sessuale. In questi casi si assiste a un paradosso piuttosto evidente. La tv, che è freno inibitore per eccellenza e motore del conformismo più tranquillizzante, finge di essere dalla parte dei suoi detrattori. Ecco che allora i talk show pomeridiani, quelli che parlano alla "gente comune", si popolano di spogliarelliste, di prostitute, di persone che per una ragione qualsiasi hanno una patente di promiscuità. Ovviamente nessuno di loro è lì per essere liberamente quello che è: la presenza del pubblico in studio lo impedisce a priori. E' proprio il pubblico ad assicurare che il tabù di turno non venga infranto. Non tocca certo al conduttore o alla conduttrice biasimare il comportamento perverso dell'ospite. Per quello c'è il pubblico: quello stesso pubblico che dovrebbe ringraziare la tv per aver infranto i tabù che lui stesso vuole conservare intatti.
Dietro la proliferazione di storie a luci rosse nella tv generalista non c'è nessuna evoluzione della morale sessuale degli italiani. E' solo per esigenze di palinsesto che all'improvviso la tv italiana - soprattutto quella del pomeriggio - ha cominciato a popolarsi di omosessuali (uomini e donne), transessuali e travestiti. E' ridicolo pensare che improvvisamente queste persone non siano più considerate dalla tv dei diversi o - peggio ancora - dei deviati. E' accaduto, molto più semplicemente, che la tv del pomeriggio (quella che coltiva le audience più fedeli e nutrite, ma che è fatta all'insegna del risparmio) si è accorta che le storie che essa stessa e il suo pubblico considerano di devianza sessuale tirano molto e costano poco. Mette tristezza pensare che un paese come il nostro si ritenga evoluto (o anche solo migliorato) dal momento in cui ha dato in tv libera cittadinanza a omosessuali dichiarati. Non c'è stata nessuna evoluzione né tantomeno un miglioramento. Continuiamo a essere un paese razzista e castrato, dove una persona è definita in base alla sua caratteristica che più ci irrita. Da noi un poliziotto omosessuale non sarà mai uno "sbirro di merda", ma sempre e soltanto un "cazzo di frocio".
Disegno di Riccardo Mannelli
4 commenti:
Non conosco i programmi di cui parli, non avendo più la tv da tanto tempo. Tra l'altro, tanto per dire, all'estero molte trasmissioni rai sono oscurate, o tagliate nei punti fondamentali.
Perciò non entro nel merito, ma francamente mi stupisce che ci sia qualcuno dotato minimamente di senno che abbia mai considerato la tv (italiana in particolare) altro che "freno inibitore per eccellenza e motore del conformismo più tranquillizzante".
Forse, ti riferisci ai programmi di fazio / littizzetto,
la cui comicità si basa sull'affermazione delle "cose che non si possono dire in tv" e per questo tanto intellettualmente disonesta che reazionaria?
Oppure ti riferisci al sempre più avanzato ribaltamento semantico di termini quali moralista/immoralista conservatore/progressista, maschilista/femminista, buonisti/furbi su cui agisce da trent'anni la macchina psicologica berlusconiana?
L'Italia è un paese arretrato non (non solo) perché continua a votare un uomo corrotto e ridicolo come Berlusconi, ma perché pensa come lui.
ale rant chiama fosco rant risponde
la seconda che hai detto. e hai ragione. l'italia è un paese arretrato non perché vota berlusconi, ma perché la pensa esattamente come lui dice di pensarla.
troppo astio. Propongo antidoto:
http://wimp.com/cutebunny/
cute bunny in da house!
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