21 luglio, 2011

Una modesta proposta


The wire
è semplicemente una delle opere di fiction più potenti e complesse mai realizzate dall'uomo. E nel calderone ci metto film, libri, teatro, serie tv e tutto il resto del mazzo. Il modo in cui David Simon, il creatore della serie, è riuscito a raccontare tutti gli aspetti della città di Baltimora fregandonsene dell'affetto che gli spettatori riponevano nei singoli protagonisti (che vanno e vengono a seconda della stagione) non ha eguali: lo spaccio, la geografia criminale, le case popolari, il potere locale e nazionale, le tensioni razziali, la gestione dell'ordine, la speculazione edilizia, le tecniche di indagine, i problemi della polizia, i traffici internazionali, l'educazione pubblica, il disagio adolescenziale, il funzionamente della legge, della stampa e dei media in generale... tutto questo senza mai sottovalutare i rapporti personali e le storie private dei (tantissimi) personaggi in scena.
Se questo non è un capolavoro, ditemi voi.
In qualsiasi altra serie, si possono trovare solo alcuni degli elementi che ho citato (e magari pure mescolati male). The wire invece è un pasto completo, l'ultima cena di un condannato a morte.
Quante volte guardando una serie ti chiedi: "Ma com'è che i personaggi stanno infoiati su sta storia e il resto del mondo sembra non esistere?". Con The wire il resto del mondo è sempre lì. Niente e nessuno è tagliato fuori. Volete una controprova?
Prendete un caso estremo come True blood: da un giorno all'altro i vampiri escono allo scoperto. In pratica dall'oggi al domani l'idea di mortalità e di tempo vacillano: due pilastri fondamentali del nostro sistema di riferimento occidentale crollano. Gliene frega a qualcuno? Ci sono delle rivolte in strada? Suicidi di massa? Ma no. Tutta la storia continua a concentrarsi in un buco di culo di paesotto, dove una mandria di vampiri assatanati si ammazzano fra di loro per contendersi figa umana. Intendiamoci, detta così suona anche bene, ma ben presto l'idea si trasforma in una telenovela.
Oppure prendete Dexter, una serie che ormai si trascina senza spina dorsale, caricando tutto il suo peso sulle spalle di un protagonista ormai sfinito che somiglia sempre più a un Dylan Dog in camicetta: un personaggio che affronta delle sfide mostruose e non ha praticamente mai delle cadute, dei crolli, delle incertezze. Parlo di dubbi e crolli veri, non di quelli che si risolvono con un bel voiceover in chiusura di puntata, quei pistolotti ispirati che accompagnano l'immancabile panoramica al ralenti di bamini che giocano sul prato. Anche qui, il mondo fuori non esiste.
Questo non vuol dire che Dylan Dexter non sia godibile, ma per quanto tempo tu, spettatore adulto e vaccinato, ti farai bastare le storie di uno che ogni cazzo di giorno che dio manda in terra affronta di persona il Male più profondo e minaccioso per poi tornare a casa a contare vetrini/costruire galeoni? Metti via questa roba insieme alle tue compilation dei Nirvana e fatti uomo: stenditi sul divano e sparati le cinque stagioni di The wire. Non farti prendere dallo sconforto se non capisci che cazzo sta succedendo, dove vogliono andare a parare, chi è il protagonista... Sono anni che non mangi più un ovetto Kinder, è ora che anche i tuoi consumi tv si evolvano.
Fidati: fra le mille serie che seguo, solo due riescono a farmi ricordare che il mondo continua oltre i limiti dell'inquadratura, oltre la cornice del teleschermo. Queste due serie sono The wire e Treme. Tutte e due scritte da David Simon.
Io la mia argomentazione l'ho finita. Adesso un Nobel a Simon glielo vogliamo dare?

Ps: Ci risentiamo la prossima settimana per un ragguaglio sulle migliori serie del momento. Breaking bad, Louie e Futurama, oltre ad altre cose niente male come Wilfred, Ugly americans e altra roba che adesso non ricordo.

13 commenti:

Angelo ha detto...

Interessante. Non ho mai visto The wire. Ma quindi secondo te è meglio di Breaking Bad? Perché Breaking Bad per me è un capolavoro.

pasquale la forgia ha detto...

breaking bad è un capolavoro anche secondo me. dovresti vedere la mia faccia alla fine di ogni puntata: sono gasato come un ragazzetto che prova di nascosto il vespino del fratellone. ma breaking bad è una storia chiusa (meravigliosa, eh): il focus sui personaggi è strettissimo e non hai la percezione di quello che avviene attorno a loro. per esempio, un personaggio come gus (eccezionale, eh), che dovrebbe essere il legame fra il piccolo mondo di walter-jesse e quello più ampio del narcotraffico messico-usa, per ora è soltanto un'entità terrificante e minacciosa, ma sappiamo ben poco di come è entrato nel giro, di come si è trasformato in un rispettabilissimo cittadino che gestisce l'impero della metanfetamina. breaking bad - oltre che di colpi di scena e di momenti di tensione da oscar - vive essenzialmente di relazioni affettive fortissime fra i personaggi, per questo noi spettatori riusciamo comunque a distinguere i buoni dai cattivi, anche in casi come questo, dove in realtà la distinzione andrebbe fatta fra criminali in erba e criminali di carriera.
the wire non ti mostra niente di simile. personalmente non le metterei nemmeno nello stesso campionato. the wire è scritto e girato con un realismo tanto netto da rendere invisibili i limiti della finzione. breaking bad invece è dichiaratamente iperrealista e fasullo: la trama è un meccanismo perfetto di azione/reazione, la regia spinge apertamente sugli aspetti più iconici dei personaggi e della trama (il look perenne e immutabile del cast, i loro tic, gli oggetti chiave della storia come l'occhio del pupazzo...). ripeto, per me breaking bad resta una storia capolavoro, the wire invece è il mondo.

Giulio ha detto...

E poi fa ridere, ma tanto.

The Wire è immenso sia per stile che per temi trattati; ha una sceneggiatura fuori parametro, un casting spaventoso e una libertà di espressione che pare davvero non possedere limiti. Ciò che è stato detto/fatto in quelle cinque stagioni è quanto di più sconvolgente si sia mai visto in TV. C'è qualcosa di più stronzo della realtà? No, non c'è. Simon lo sa bene e non vuole prenderti in giro, non ti da una realtà confezionata apposta per intrattenerti ma una lente di ingrandimento e il resto spetta a te, chiunque tu sia, qualsiasi sia il colore della tua pelle o il tuo rango sociale, non esiste che tu possa uscire da The Wire senza aver imparato qualcosa. Mi mancherà moltissimo.

pasquale la forgia ha detto...

e poi si scopa pure!

Anonimo ha detto...

Vabbe' mi hai convinto: comincio a vedere le serie e comincio da The Wire...
L'unica cosa che mi ricorda la tua recensione è la comedie humaine di cui molti anni fa -un po' per forza un po' per amore- lessi i 2/3...
Se nell'oltretomba fanno download Honorè probabilmente se la sta vedendo.

Carlo

pasquale la forgia ha detto...

non ti sbagli. tant'è che david simon l'ha detto apertamente anni fa:
"Our model when we started doing The Wire wasn't other television shows. The standard we were looking at was Balzac's Paris, or Dickens's London, or Tolstoy's Moscow. In TV, you can actually say that out loud, and then go do it".
come vedi il nesso con balzac c'è ed è pure dichiarato.

fosco ha detto...

http://www.quora.com/The-Wire-TV-series/What-were-the-biggest-tactical-mistakes-that-Stringer-made-in-Seasons-2-and-3-Why-did-he-make-these-mistakes

pasquale la forgia ha detto...

non mi toccare stringer. era il mio preferito. molti preferiscono omar (troppo facile), ma io ho un debole per stringer: freddo, solo, razionale, meritocratico, leale per principio e traditore solo per il bene della "famiglia", mai per questioni strettamente personali. un genio criminale con un solo difetto: una fiducia smisurata nelle regole della società che si muove entro i limiti della legge. e sarà proprio quella fede cieca a farlo fuori, più che gli errori che elencano nel link che segnali.
madonna che capolavoro. potrei parlarne per ore.

fosco ha detto...

carissimo,
era il preferito anche di mb, ma per altre ragioni...

quando scrivi "traditore solo per il bene della "famiglia" mi ricordi quello che dicevano i socialisti durante tangentopoli. (cioè che rubavano per il partito e mai a fini personali)

Stringer Bell dal corner di Baltimora a socialista craxiano? Altro che Balzac, qui siamo a ben altri livelli!

Buon mare e calma tuo fratello per il fumetto di Amy Winehouse.

fosco ha detto...

hai finito la seconda di Treme. Bellissima, vero? Torna sempre tutto anche quando sembra che si sfilacci.

L'omicidio inaspettato di (spoiler) mi ha lasciato molto male.

La fine poi è tipicamente tremiana, se si può dire così: immagini che ti manchi il "final". E invece no.

pasquale la forgia ha detto...

treme capolavoro totale. mi fa impazzire. il finale mi ha fatto venire la pelle d'oca. anche adesso mentre scrivo. quella canzone, quella battuta di dennis. gesù. è per quella battuta (e non solo per quella) che secondo me steve zahn si meriterebbe un golden globe come miglio attore non protagonista (direi anche protagonista ma mi sa che su ste cose si va a minutaggio).
immagino che mb fosse più sensibile al fascino di idris elba (pulsione eterosessualmente condivisibile), che del resto anche in luther spacca il culo, che non alla parabola del personaggio. in ogni caso, resta il più fico.
per quanto riguarda il finale "mancato" di treme, sono d'accordo con te: beato il popolo che non ha bisogno di finali.

Locus ha detto...

E di Six Feet Under che ne pensi?

pasquale la forgia ha detto...

six feet under l'ho seguito poco e niente, quindi non so. di alan ball ho però visto le prime due stagioni di true blood e non ce l'ho fatta a proseguire: seguirlo richiedeva un livello di autoironia che sconfinava nel masochismo.
e tu di six feet under che ne pensi? mi sapresti dare qualche buona ragione per recuperarlo?
grazie,
p