Lo so, lo so... stavolta vi tocca un post davvero troppo lungo, ma fidatevi... più breve di così non si poteva fare. Il testo è una versione editata del lemma Wikipedia.
Buona lettura.
Giovanni Battista Belzoni nacque a Padova nel 1778. Per evitare la coscrizione nell'esercito napoleonico nel 1803 si rifugiò in Inghilterra, dove visse sfruttando la sua notevole stazza (era alto due metri) e la sua forza erculea lavorando come artista in un circo, dove faceva l'"uomo forzuto". Dopo una serie di viaggi in Europa e a Malta giunse in Egitto dove, sfruttando le sue nozioni di meccanica e idraulica che aveva utilizzato per esigenze scenografiche, costruì una pompa idraulica di sua invenzione con la speranza di riuscire a venderla al Califfo Mohammed Ali, ma il suo progetto fallì. Come ripiego per guadagnarsi da vivere, si incaricò dunque, su commissione del britannico Henry Salt, di trasportare dal Ramesseum (nella piana di Deir el-Bahari) al Nilo la gigantesca statua di Ramesse II (12 tonnellate), portando miracolosamente a termine l'impresa, in sole due settimane, con mezzi di fortuna. Belzoni pose la sua firma dietro un orecchio della testa del colosso.
Cominciò così, approfittando anche di un'assoluta mancanza di regole, la sua carriera di archeologo, che lo rese famoso in tutto il mondo, ma non ricco. In pochi anni percorse in lungo e in largo l'Egitto, risalendo il fiume Nilo fino ad Assuan, scoprendo sotto la sabbia il tempio di Abu Simbel; scoprì la città di Berenice, esplorò la Valle dei Re scoprendo la tomba di Sethy I, una delle più belle della valle e che è oggi nota anche con il nome di "Tomba Belzoni", che aprì sfondandone la parete con un ariete formato da un tronco di palma.
Tra le molte scoperte vi fu quella, nel 1818, dell'ingresso della piramide di Chefren, la seconda per altezza dopo la Piramide di Cheope. Dacché troppo spesso altri si erano appropriati delle sue scoperte, lasciò la sua vistosissima firma all'interno della camera sepolcrale. La sua firma può essere trovata anche accanto ad un piede della statua in granito nero di Amenofi e su un altare proveniente dal tempio di Montu, a Karnak.
Morì di dissenteria nel 1823 in Nigeria, nei pressi della citta di Timbuctù, mentre stava partecipando ad una spedizione alla ricerca delle favolose sorgenti del Nilo.
Una città del Mississippi porta il suo nome.
(Immagine: Giovan Battista Belzoni in un'incisione)
Buona lettura.
Giovanni Battista Belzoni nacque a Padova nel 1778. Per evitare la coscrizione nell'esercito napoleonico nel 1803 si rifugiò in Inghilterra, dove visse sfruttando la sua notevole stazza (era alto due metri) e la sua forza erculea lavorando come artista in un circo, dove faceva l'"uomo forzuto". Dopo una serie di viaggi in Europa e a Malta giunse in Egitto dove, sfruttando le sue nozioni di meccanica e idraulica che aveva utilizzato per esigenze scenografiche, costruì una pompa idraulica di sua invenzione con la speranza di riuscire a venderla al Califfo Mohammed Ali, ma il suo progetto fallì. Come ripiego per guadagnarsi da vivere, si incaricò dunque, su commissione del britannico Henry Salt, di trasportare dal Ramesseum (nella piana di Deir el-Bahari) al Nilo la gigantesca statua di Ramesse II (12 tonnellate), portando miracolosamente a termine l'impresa, in sole due settimane, con mezzi di fortuna. Belzoni pose la sua firma dietro un orecchio della testa del colosso.
Cominciò così, approfittando anche di un'assoluta mancanza di regole, la sua carriera di archeologo, che lo rese famoso in tutto il mondo, ma non ricco. In pochi anni percorse in lungo e in largo l'Egitto, risalendo il fiume Nilo fino ad Assuan, scoprendo sotto la sabbia il tempio di Abu Simbel; scoprì la città di Berenice, esplorò la Valle dei Re scoprendo la tomba di Sethy I, una delle più belle della valle e che è oggi nota anche con il nome di "Tomba Belzoni", che aprì sfondandone la parete con un ariete formato da un tronco di palma.
Tra le molte scoperte vi fu quella, nel 1818, dell'ingresso della piramide di Chefren, la seconda per altezza dopo la Piramide di Cheope. Dacché troppo spesso altri si erano appropriati delle sue scoperte, lasciò la sua vistosissima firma all'interno della camera sepolcrale. La sua firma può essere trovata anche accanto ad un piede della statua in granito nero di Amenofi e su un altare proveniente dal tempio di Montu, a Karnak.
Morì di dissenteria nel 1823 in Nigeria, nei pressi della citta di Timbuctù, mentre stava partecipando ad una spedizione alla ricerca delle favolose sorgenti del Nilo.
Una città del Mississippi porta il suo nome.
(Immagine: Giovan Battista Belzoni in un'incisione)
1 commento:
Mi sono spesso attribuite dichiarazioni che non sono state fatte da me, come quelle relative a Letizia Moratti. L'unica mia dichiarazione è quella sul blog di Beppe Grillo, per la quale, peraltro, chiedo scusa all'onorevole perchè non perfettamente informata sui fatti. Chiedo, pertanto, che si vigili di più. Virginia Giuliano
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