La spina del diavolo è presentato come un film dell’orrore, in realtà è tutt’altro. Lo vedo più come una buona e truce commedia, in cui la sceneggiatura, ben pensata, non sempre incontra interpreti all’altezza del compito. Il periodo è la guerra civile di Spagna; tutto accade in una scuola fatiscente dove una donna, straordinaria attrice, senza una gamba, ama il medico che, impotente, non la può soddisfare. I bambini sono vivaci e affamati e fra loro si aggira un fantasma che richiama i sensi di colpa di un ragazzo, custode e tuttofare, e di un bambino che, forse, sa qualcosa di troppo. La sceneggiatura abbonda di incastri e di rimandi al cinema almodovariano ma i bimbi, e non solo loro, spesso si trovano più a giocare che a recitare. Il regista ce la mette tutta e ha un buon fotografo alle spalle ma deve imparare ancora molto dai veri film del terrore. Poca suspance e molto sangue con mosche annesse.
(Immagine: una scena del film)
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