Intervista a una persona ridicola che credeva Ware incapace di disegnare
D: Una volta non credevi che Ware fosse incapace di disegnare?
R: Poiché i suoi fumetti sono costruiti così accuratamente e le sue linee così nette, c’erano molte persone che credevano a) che lui disegnasse e componesse ogni cosa al computer e con l’aiuto di strumenti di bozze computerizzati; b) che perciò era un disegnatore indecente. Non mi si può incolpare di aver condiviso questo modo di pensare da popolino.
D: Cosa ti ha fatto cambiare idea?
R: Vennero a galla indizi contrari. Prima cosa, chiunque avesse avuto la possibilità di vedere i suoi schizzi e work in progress capiva che disegnava ogni cosa a mano, su larghi tavoli e con una matita blu non cancellabile. Negli schizzi c’è un livello quasi sconfortante di evidente abilità: sono architettonici nella loro precisione e spaventosi nella complessità della loro progettazione. Benché ci siano cancellature e correzioni, anche gli errori sono accurati e ingegnosi. L’indizio definitivo e più potente dell’abilità da disegnatore di Ware arrivò all’uscita dell’Acme Novelty Datebook, nel quale erano riprodotte pagine dallo Sketchbook di Ware, dando così accesso immediato al suo procedimento di creazione, revisione e, cosa più frequente di tutte, di frustrazione. Il libro era sorprendente nel proprio candore – un sacco di imbarazzanti confessioni sessuali e tantissime insicurezze – ma prima di tutto dimostrava quanto Ware sapesse disegnare meravigliosamente. Con la matita, con le chine o la gouache, seduto al caffè, per strada o riprendendo delle foto, eccelle in molti stili, ma oscilla sempre fra una grande complessità e una dolce incertezza.
D: Hai detto proprio “dolce incertezza”?
R: Sì.
D: Una volta non credevi che Ware fosse incapace di disegnare?
R: Poiché i suoi fumetti sono costruiti così accuratamente e le sue linee così nette, c’erano molte persone che credevano a) che lui disegnasse e componesse ogni cosa al computer e con l’aiuto di strumenti di bozze computerizzati; b) che perciò era un disegnatore indecente. Non mi si può incolpare di aver condiviso questo modo di pensare da popolino.
D: Cosa ti ha fatto cambiare idea?
R: Vennero a galla indizi contrari. Prima cosa, chiunque avesse avuto la possibilità di vedere i suoi schizzi e work in progress capiva che disegnava ogni cosa a mano, su larghi tavoli e con una matita blu non cancellabile. Negli schizzi c’è un livello quasi sconfortante di evidente abilità: sono architettonici nella loro precisione e spaventosi nella complessità della loro progettazione. Benché ci siano cancellature e correzioni, anche gli errori sono accurati e ingegnosi. L’indizio definitivo e più potente dell’abilità da disegnatore di Ware arrivò all’uscita dell’Acme Novelty Datebook, nel quale erano riprodotte pagine dallo Sketchbook di Ware, dando così accesso immediato al suo procedimento di creazione, revisione e, cosa più frequente di tutte, di frustrazione. Il libro era sorprendente nel proprio candore – un sacco di imbarazzanti confessioni sessuali e tantissime insicurezze – ma prima di tutto dimostrava quanto Ware sapesse disegnare meravigliosamente. Con la matita, con le chine o la gouache, seduto al caffè, per strada o riprendendo delle foto, eccelle in molti stili, ma oscilla sempre fra una grande complessità e una dolce incertezza.
D: Hai detto proprio “dolce incertezza”?
R: Sì.
(Testo rubato dal catalogo della mostra Masters of American Comics)
9 commenti:
mmmm....
e se ware avesse disegnato al pc?
è poi molto importante?
questa tavola mi ha rovinato la giornata.
fa un male cane.
sorry roberto, l'avevo scelta per dare l'idea della "dolce incertezza" di cui parla eggers - ma questo comunque non elimina nulla della sua durezza...
@ federica:
non so, non disegno fumetti. ma penso che, forse, si perda qualcosa nel fare tutto al pc e niente con la gomma e la matita. eggers ci torna sopra negli altri pezzi che ha scritto, anche se magari e' un po' come la differenza che passa fra fare musica elettronica e farla con chitarra e batteria. non so, non faccio neanche musica, quindi: bho?
pensavo che non è importante la tecnica ma quello che uno ha da dire... non credo che questa tavola sarebbe stata meno dura se disegnata al pc... non condivido il ripensamento di eggers basato sullo sul modo.
pasq, esigo un tuo intervento in merito.
f
cara federica anche la tecnica secondo me è quello che qualcuno ha da dire altrimenti una tecnica verrebbe un'altra.
pensi che guarderesti gli affreschi della cappella sistina allo stesso modo se sapessi che in realtà è fatto tutto al computer?
non credo. penso non sentiresti le micropennellate esploderti da tutte le direzioni, come potrebbe succedere adesso.
Secondo me la tecnica ha un ruolo del tutto secondario. E' ovvio che parlo da semplice fruitore, ma tutto quello che c'è dietro il lavoro di un artista riguarda lui soltanto. Io posso (devo!) solo concepire ed apprezzare il risultato. Inoltre, seguendo il ragionamento del valore delle tecniche, potrei portare il discorso all'infinito e ritenere che l'unica tecnica possibile è quella che veniva usata dagli uomini della caverne. Il mezzo cambia, ed il fatto che il computer sia così rivoluzionario non sminuisce il fatto che è solo un utensile nelle mani dell'uomo. Poi,il mio compito di fruitore intelligente è quello di informarmi ed aggiornarmi su quel che accade nel mondo dell'arte, anche al fine di dare un giudizio più consapevole. Ma l'effetto dell'opera è qualcosa a sè stante.
@roberto= penso solo che il pc non sia più basso rispetto alla pittura o al disegno manuale, come invece sosteneva eggers. sono solo mezzi diversi che persone diverse scelgono. quello che conta è il risultato.
@J_k= esatto. intendevo questo.
f
carissimi,
che dire? inutile aggiungere complimenti ai vostri, superfluo (ri)far presente che una tavola simile potrebbe rovinare la giornata anche al re degli ottimisti.
io non credo che ustionarsi le retine davanti a un pc sia più semplice o più furbo che spezzarsi la schiena e il polso su un tavolo da disegno.
ma penso godardianamente che ogni estetica è un'etica, quindi scegliere fra il pelo di martora e la tavoletta grafica ha certamente un senso che non è solo puro (e non semplice) artigianato.
ogni senso ha le sue espressioni, ogni potenzialità le sue manifestazioni. l'ossessione di ware per il suo lavoro, il suo essere al contempo maestoso e indifeso, traboccante e fragilissimo ha un ripiego evidente sulla sua opera. che ha avuto la fortuna di sfogliare i suoi libri, avrà di certo notato quelle splendide pagine in cui illustra come ottenere un castello, una giostra, una cerimonia funebre(!) ritagliando, piegando e incollando le sue minuziosissime sagome di cartoncino. e si ritorna a quello che dicevo prima: maestoso e indifeso, traboccante e fragilissimo - se vedeste queste pagine di "taglia e incolla" capireste benissimo cosa intendo.
insomma, se uno sceglie il tavolo da disegno e non il pianale di uno scanner son fatti suoi e di quello che ha da dire. anche perché chi scrive si è commosso come un neo-papà davanti alle texture di Monsters & Co. e ha rischiato più volte l'infarto davanti a Half Life 2.
credo sinceramente che quella che roberto definisce come l'emozione di sentire "le micropennellate esploderti da tutte le direzioni", sia più collegata a una coscienza della tecnica che non a una supremazia della tecnica stessa: se fossi un aspirante grafico 3d, rivedrei al ralenti A bug's life pieno d'invidia, come un giovane pittore potrebbe sentirsi eternamente condannato alla mediocrità davanti alla Zattera della Medusa di Géricault.
ciao,
pasquale "mi ripeto" la forgia
caro josef,
dal momento in cui noi fruitori sappiamo che quella tavola di cris ware è fatta a mano e non al computer e ne facciamo un argomento di discussione, a che serve dire "Io posso (devo!) solo concepire ed apprezzare il risultato."
dal momento in cui sai qual'è la tecnica, anche questa, secondo me, diventa il risultato (di una scelta, di un modo di guardare il lavoro, il mondo se vogliamo).
vedi i toy, quel gruppo musicale che fa i pezzi usando i giocattoli. se li ascolti la prima volta sono un gruppo come un altro. se il tuo amico ti dice "ehy, questi stanno suonando con i giocattoli", la fruizione cambia, eccome.
ware, facendo tutto a mano, ribalta a suo modo la convinzione che oggi per fare le cose in un certo modo, ci vuole il computer.
ma non solo, comunica rigore, forza, mania, ossessione, perfezionismo.
questi sono sapori che secondo me, secondo la mia lettura, rinvigoriscono il sapore della storia.
diventano racconto.
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