21 giugno, 2008

PHILIP JECK - Sand

Registrato in presa diretta in Olanda e Inghilterra – in un periodo approssimativamente circoscritto al biennio 2006-2007 – e successivamente rielaborato all’inizio di quest’anno, la nuova prova su lunga distanza di Philip Jeck è un caleidoscopio di suoni provenienti da realtà musicali parallele. “Fanfares” ad esempio, nel suo epico lo-fi (frantumato e vituperato) risulta veramente unico e straordinariamente diverso; un bombardamento di stimoli uditivi e cerebrali che possiede una potenza immaginifica perturbante, quasi si trattasse di un lungometraggio subliminale che agisce direttamente sull’inconscio dell’ascoltatore. Il turbine musicale non si placa nemmeno quando ad interagire sono elementi quasi ancestrali, poiché tutto il suono di “Sand” sembra filtrato da un liquido amniotico in perenne movimento. Archetipo stilistico dell’album è “Heroin”, capolavoro di Stephan Matheiu ed Ekkehard Ehlers, ma se in quel progetto erano le particelle glitchate a erodere la materia prettamente melodica, qui sono gli stessi suoni che si rincorrono come sfuggenti granelli di sabbia desertica. Con “Shining” le luci si fanno più basse e gli elementi elettronici richiamano fascinazioni da space-movie anni 70, mentre con “Fanfares Forward” la liquidità digitale viene accentuata dal riverbero subacqueo di antiche memorie. Sicuramente fra le migliori pubblicazioni della recente storia della Touch, “Sand” conferma l’enorme talento di un grande manipolatore elettronico e si pone come punto d’arrivo per la carriera di Philip Jeck.

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