18 luglio, 2006

Perciò mi chiedo com'è possibile

Ultimamente sto dedicando qualche attenzione - sottolineo il "qualche" perché non voglio fingermi un esperto - alla storia del nostro Paese. O meglio, al modo in cui il nostro Paese ha (mal)digerito la sua storia e più in genere alla nostra umana capacità - necessità, voglia - di raccontarci come società, popolo, nazione. Nei post precedenti ho lasciato la parola a Hobsbawm e a Pasolini. Stavolta è il turno di Leonardo Sciascia e di un libro a cui sono da anni molto legato.

Perciò mi chiedo com'è possibile che così le posizioni si siano rovesciate, e la risposta mi viene da quello che io ho visto quando il fascismo è crollato, i fascisti nel Comitato di Liberazione, i fascisti che epuravano, gli antifascisti veri sconvolti e pensosi per gli avvenimenti, pietà e pudore li allontanavano dal giuoco delle vendette e delle ricompense, rischiarono di essere considerati fascisti: questo avveniva qui, l’oggetto dell'odio subito divenne piccolo e vile, il fascista apparve abbietto e implorante, in un vero uomo non poteva che far scaturire pietà, meglio dove il fascista impugnò l’arma ed uccise, si mise al di fuori della pietà.

Leonardo Sciascia, Le parrocchie di Regalpetra

Nessun commento: