28 agosto, 2006

i bambini - 2 > soffrire bene

"... non possiamo chiederci di tener fuori i bambini dal mondo della sofferenza, né impedirci di rappresentare il loro dolore."

da questa frase de I bambini - 1 riprendo il discorso cominciato da mio fratello.
l'italia è un paese che maltratta i propri bambini.
vuole vederli timorosi, soli e impediti e, attraverso un patologico meccanismo cerebrale, è convinto invece di proteggerli dal male.

potrei annoiarvi con un lungo discorso (che già ho in mente) sul "come vivono male i bambini" e parlandovene in astratto ma qualche giorno fa ripensavo a un disegno fatto da una classe elementare che ho visto qualche tempo fa affisso sulla vetrina di un bar.

un grande cartellone pieno di colori pastelli. il verde impera. una scritta sopra "difendiamo la natura" o una cosa del genere. sull'erba tanti bambini che giocano, che rimproverano adulti che buttano carte a terra, bambini a braccia aperte che dicono "che bello respirare aria pulita!" e altre fantasie del genere.

fantasie, appunto.

questa è la concezione di ambiente che la scuola comunica ai bambini.
tutto questo spirito ambientalista non appartiene a nessun moccioso di 7 anni che pensa a mangiare a pisciare e rompere i coglioni ai genitori con richieste del tipo "se non mi compri quel gelato io grido come un pazzo per strada e ti faccio fare una figura di merda."
ora. senza divagare e restando quindi all'avvertimento iniziale di mio fratello, prendo un tema a caso (l'ambiente) per indicare nel concreto uno di quei singoli casi in cui viene obliata del tutto la sofferenza del bambino (legittima o piagnona che sia).

nel disegno di cui vi ho parlato non c'è niente del desiderio di proprietà privata e limitazione del territorio che appartiene ai giochi e alle liti fra bambini, che si suppone creino complessi di superiorità, d'inferiorità, odio e senso d'ingiustizia perciò sofferenza.
c'è, invece, nel disegno della 3°A, il bimbetto che cura l'aiuola.

non c'è nulla della sofferenza che prova un bambino a cui è vietato addentrarsi in certi ambienti perchè secondo i genitori sono pieni di pedofili col cazzo duro.
c'è però, giustamente, nel disegno della 3°A, il bambino che rimprovera l'adulto che butta la carta per terra.

manca il bambino che non vive l'ambiente perché vero è che in molti centri e province la cultura del gioco per strada è morta e sepolta.
c'è però il bambino vicino al fiume che respira aria pulita.

manca, e l'italia vuole che continui a mancare, il bambino che c'è davvero: quello solo in casa, davanti alla tv o su noiosi libri di scuola, che percepisce la sua tristezza come stato emotivo di base, come normalità, perché nessuno lo sgrida quando il bambino non esiste.

quello che voglio aggiungere alla riflessione di mio fratello è che c'è una sofferenza silenziosa che il bambino vive in casa e a scuola condizionata dallo stile di vita che gli viene insegnato, quella che in due parole possiamo definire "stai da solo e stai fermo così è più difficile che ti accada qualcosa".
la sofferenza positiva, quella dei litigi tra amici, quella che si prova cadendo dalla bici o per un amore non corrisposto è scandalosa e considerata non esperibile fino a quando non si diventa adulto.

come se fosse possibile diventare adulti senza soffrire.

(illustrazione tratta da le sedie che volano di r. la forgia)

33 commenti:

pasquale la forgia ha detto...

hai scritto davvero un bel pezzo. ero certo che avresti parlato con spavalda cognizione di questo tema che ti è così vicino.
concordo anche coi tuoi refusi (qualcuno l'ho tolto, non resistevo), ma non mi piace l'ultima parte del discorso. non dico che sia possibile vivere una vita senza sofferenze, ma allo stesso tempo non credo che sia il dolore a guidare le nostre azioni o a darci la spinta per farne di nuove.
non contesto la potenzialità formativa del dolore. ma rifiuto la sua istituzionalizzazione sotto forma di motore educativo.
soffrire è solo una gran merda.

pace e prosperità. sul serio.

Roberto La Forgia ha detto...

non vale tanto ciò che si dice quanto il perchè di ciò che si dice.
se alludo ad una certa potenzialità educativa del dolore è solo per una questione di proporzioni.
mi spiego.
se sbucciarsi il ginocchio è sempre più terribile e sempre più raro allora penso che sia necessario di mettersi un po' dalla parte del dolore e dei ginocchi sbucciati perchè questi tornino a far vivere un bambino in pace.

matteo bergamelli ha detto...

L'argomento aperto è di enorme importanza, e concordo con quello che ha detto anna commentando il post n.1, e avendo io due figli l'ho potuto verificare.
Ai bambini si può e si deve parlare di tutto, ovviamente utilizzando un linguaggio e dei parametri che possano comprendere, si può parlare di morte, di spazio infinito, di sesso.
Ai bambini non bisogna mentire, anche perchè vi scoprono sempre.
I bambini non sono fragili, possono sporcarsi, possono farsi male e sanno sopportare benissimo una sculacciata ma non sopportano l'incoerenza, quella non la capiscono. E dopo questo pistolotto pedagogico vorrei dire due cose riguardo le opere citate: in un mio post ho definito Cattelan un impostore nel senso che si spaccia per artista, o meglio, un ristretto gruppo di persone fa credere che lo sia (il reato di aggiottaggio dovrebbe valere anche nel campo dell'arte) ma il suo mestiere in realtà è un altro.
Mentre è curioso che nelle foto della Greenberg i bambini sembrino dei bambolotti di plastica, finti.
E il metodo usato per far piangere i bimbi tradisca una certa dose di cinismo che mal si sposa con la spegazione dell'opera.
E' come se per denunciare la vivisezione facessi delle foto agli animali torturandoli un pochino.

P.S. x pasquale
grazie dei complimenti e per la segnalazione del blog di Hereticus

pasquale la forgia ha detto...

sì, caro frans, tutto molto vero e detto molto bene. bambini finti che spaventano adulti veri (forse neanche troppo). non la penso come te su cattelan, ma non è questo il punto.
mi fa molto piacere che le cose che noi bambocci scriviamo qui, con la pretesa di sapere come va il mondo, trovino conferma nella tua esperienza di padre.
teniamoci in contatto. sul serio.

ps: per i complimenti non devi ringraziare me, ma il tuo talentaccio.

Anonimo ha detto...

carissimi.

Sono passato per un veloce saluto e mi ritrovo di fronte un argomento grande e complicato.
Non scrivo cose poco pensate, mi limito a dire che, per fortuna, il risultato di un bambino che cresce non e' strettamente conseguente alla sua estrazione/educazione/formazione. Ho conosciuto splendide persone figlie di emeriti stronzie viceversa... e' una delle ancore di salvezza del pianeta.

Rimane per me un grande e affascinante mistero come la spontanea bellezza, buona o cattiva, di certi bambini evolva in quell'agglomerato di schifezza che diventano loro stessi da adulti.
(Non svelo dettagli ma e' un tema sul quale in futuro, con il buon Robertino, mi piacerebbe lavorare).

Buona discussione.
Elvio Foodstock.

Roberto La Forgia ha detto...

caro elvio,
sempre pronto a pensare le cose insieme.

apro una piccola parentesi su cattelan. piccola sul serio perchè non voglio parlare di lui.
cattelan non si ritiene un artista. lo dice esplicitamente. magari anche questo è uno dei sui giochetti (di cui l'arte contemporanea ne è piena in modo imbarazzante ridicolo e adolescenziale) che sotto sotto gli fanno dire "io sono un vero artista, l'unico vero artista".
ma è tutto un problema di linguaggio, caro frans, cattelan ci da fastidio perchè si attribuisce alle sue cose la parola arte. quando si usa questa parolona\ina tutti ci aspettiamo chissàcchè.
se cattelan fosse considerato un personaggio simpatico che fa delle cose divertenti e a volte forti, cattelan cipiacerebbe.
io, per conto mio, preferisco liberarmi della parola arte (crea confusione, non significa niente tant'è che stiamo sempre a chiederci cos'è) liberarmi di questa parola e guardare cattelan come voglio io.

sempre per frans. mi ha fatto piacere leggere il tuo commento. io ho appena 23 anni e già parlo sul come si educano i bambini.
sai, sono costante preoccupato di dire stronzate.

ciao

matteo bergamelli ha detto...

C'è una bella frase di Eco che non ricordo più dove ho letto e cho ho riscontrato essere molto vera; non la ricordo a memoria ma il senso era più o meno questo:
noi (figli) somigliamo a quello che sono i nostri genitori quando non cercano di insegnarci qualcosa; forse l'ho detta male ma i bambini imparano soprattutto dai nostri comportamenti perchè noi siamo il modello che,volenti o nolenti, gli tocca di seguire e ci guardano sempre, anche quando non lo crediamo. Forse i genitori "emeriti stronzi" avevano qualcosa di meraviglioso che solo i bambini sono riusciti a vedere e quelli splendidi non lo sono poi così tanto se hanno bambini stronzi.Qui però la cosa si fa complicata perché le categorie in gioco sono tante, sottili e si intrecciano continuamente.
Io vedo molti genitori che in teoria sanno queste cose ma che poi non le applicano nei comportamenti pratici e qui,in parte, mi ci metto dentro anche io
perché educare un figlio è faticoso ma non nel senso fisico ( oddio, si anche in quello); è faticoso perchè ci costringono a essere coerenti sempre e quando non avevamo figli non ci eravamo abituati; quando non si hanno figli in fondo si deve rendere conto solo a se stessi e la nostra coscienza, il nostro contabile, molto spesso chiude un occhio.
Detto questo, però, dico anche che è una fatica che viene ripagata abbondantemente, non sto ad elencare le fonti di gioia perché finirei per essere patetico.

Se passate per Venezia fatemelo sapere, magari ci si vede.
A proposito, quando è "Lib(e)ri per crescere"?

matteo bergamelli ha detto...

Su Cattelan e su altre cose mi piacerebbe chiaccherare in maniera più approfondita perchè il tuo punto di vista sull'arte mi è piaciuto, privo di schemi e aperto.
Penso che le stronzate si dicano solo quando si vuol far credere qualcosa che non si è, finchè racconti quello credi, giusto o sbagliato che sia, sei a posto.

ciao

Anonimo ha detto...

Io spero che proprio non esista una teoria che ci possa spiegare esattamente perche' un bambino e cresciuto in un certo modo. Voglio credere e sperare che ci sia nell'uomo uno spazio per crescere diversamente da come dovrebbe essere, da come ci si aspetterebbe.

Poi, certo, credo anch'io per un figlio conti maggiormente quello che sei rispetto a quello che insegni o dici.

Ma spero vivamente rimanga questo margine d'imprevedibilita', di casualita', di liberta' di crescere con un minimo di autonomia dal contesto.
Diversamente sarebbe molto triste.

Elvio Foodstock.

Anonimo ha detto...

PS: qualcuno mi invii a elvirospace@yahoo.it l'indirizzo email di Pasquale che gli devo inviare un video interessante.
Elvio.

Anonimo ha detto...

lo scopo della Greenberg era davvero di denuncia?
o semplicemente era una trovata interessante, ma non volutamente impegnata.

cmq... il dolore educativo imposto, NO. è da malati.
ma la verità sì.
come tentavo di scrivere ieri, io sono l'esempio lampante di persona cresciuta senza capire il significato della sofferenza, perchè per il suo bene, i genitori (che adoro) hanno sempre tentato di nasconderglielo.
di certe cose non se ne parla, certe cose non si devono vedere ecc. ecc.
il risultato è che a 28 anni non riesco a vivere tranquillamente la finitezza dell'uomo, ed un altro paio di cose della vita.
ci penso spesso, ultimamente.

cmq, non credo esista il genitore perfetto, quindi evitiamo le accuse saccenti... non è detto che noi, da genitori, "potessimo fa' mejo".

mamma e papà vi voglio un gran bene. ;)


p.s. buona giornata pasq(uale)

matteo bergamelli ha detto...

Credo proprio che questo margine esista perché noi "somigliamo" ai nostri genitori ma non siamo "uguali" a loro e possiamo costruirlo un pezzetto alla volta fin da quando siamo molto piccoli con le nostre scelte.
Per quello che sto vivendo come padre posso dire che il compito di un genitore è fornire gli strumenti che aiutino il bambino a fare delle scelte, ad allargare sempre di più questo margine, a trasformarlo da sottile interstizio tra due "edifici", quello biologico e quello culturale, in uno spazio sempre più grande dove procurarsi gli attrezzi per smantellare, almeno un po', quegli edifici.
E raccontargli il dolore, farne comprendere l'esistenza, può contribuire a questo allargamento.

Roberto La Forgia ha detto...

non mi sembra di aver parlato di dolore imposto bensì di non demonizzazione del dolore.
che poi intendiamoci non sto parlando di fustigazioni ma di troiate tipo prendersi a schiaffi.
quand'ero piccolo l'ho fatto un sacco di volte e non credo che quelle esperienze di dolore mi abbiano rovinato in qualche modo.

roberto

Roberto La Forgia ha detto...

io e mio fratello per esempio ci siamo menati a sangue quando eravamo piccoli eppure questa cosa ha paradossalmente contribuito a creare uno splendido rapporto tra noi due.

Anonimo ha detto...

ne sei proprio sicuro? (che le esperienze di dolore non ti hanno rovinato, intendo).
scherzo.
non demonizzazione del dolore... sì, sono in parte d'accordo.
per me, resta comunque un'esperienza non bella, ecco.

Roberto La Forgia ha detto...

cara federica,
il punto non è bella o non bella, positiva o negativa.
io mi pogno su un piano d'intensità delle esperienze. belle o brutte che siano.
il livello d'intensità delle tue esperienze stabilisce la qualità del tuo rapporto con il mondo.
più belle\brutte sono, più sei in contatto con qualcosa o addirittura in profondità.

ci sono state esperienze brutte nel mio passato che adesso non guardo con la stessa sofferenza di allora.
il tempo cambia le cose.
per quanto riguarda me e il mio rapporto\ricordo con le esperienze brutte passate posso dirti che molto spesso queste esperienze adesso le ricordo con molta tenerezza e nonostante mi abbiano "rovinato" :-) sono legato a quelle esperienze.

forse perchè so che si tratta di cose di mia totale proprietà. è la mia storia, insomma.
è la vita.

(mi fai parlare come un ospite di maria de filippi... :-)

un abbraccio

Anonimo ha detto...

caro costantino,
non sono del tutto d'accordo... è come se tu dicessi "per meglio capire, hai da soffri'"... ma soffrendo capisci solo la sofferenza, non hai mica la chiave di lettura del tutto...


ricambio (l'abbraccio) ;)
(basta ciccioserie, per oggi)

Roberto La Forgia ha detto...

non è vero, ripeto, non sto dicendo che per capire il mondo devi stare male.
dico solo che sono per le esperienze forti, belle o brutte che siano (e che c'è molta nel capire quali sono davvero quelle brutte).
sui piatti della bilancia non metto sofferenza e serenità bensì intensità del vivere e piattume.
calci in faccia tra amici \ stare in casa per guardare rai2.
avere 7 anni e innamorarsi per la prima volta \ disegnare le puttanate ambientaliste che ti dice il maestro.

abbraccio cicciosistico ulteriore
ciao

Roberto La Forgia ha detto...

frans,

liberi per crescere è in ottobre in diverse biblioteche del veneto.
presto il programma sul mio blog

ciao

pasquale la forgia ha detto...

ammazza!
ma quanto scrivete! e quanti spunti!
mi fa piacere che si sia trovato un argomento capace di spronare a dovere...
molto bene. avremmo dovuto pensarci prima: simao in italia... i bambini! a chi non piacciono i bambini?
molto bene. prossimo post: la mamma.

scherzo.
ma anche no.

saluti a tutti.

Anonimo ha detto...

quello che volevo dire è che sono d’accordo... ma solo se capitano (le esperienze forti, dico)
se le cerchi è solo un altro tipo di forzatura. ovviamente, quando capitano a me, spesso le ignoro. (cacasottaggine)

pasquale, cambia l’orario del blog

baci (una ciccioseria diversa, almeno)

pasquale la forgia ha detto...

e c'hai raggione, federi'! eravamo sintonizzati sul fuso di algeri... ma ti pare? non me lo spiego...

ci si vede. o - meglio - ci si scrive.
ciao
(senza ciccioserie)

Anonimo ha detto...

ricordo la volta in cui andai all'ospedale per "salutare" per l'ultima volta mio nonno. avevo 7-8 anni. allora non me ne rendevo conto. vidi solamente un uomo cosi magro e sottile che era ormai scomparso. l'ombra di cio' che era stato. anzi no. l'ombra della malattia che lo stava spegnendo. i miei genitori mi permisero di vederlo. di solito ad un bambino certe visioni non sono concesse. io sorrisi e gli parlai un po' intimorita e un po' con leggerezza. la stessa leggerezza di chi non sa cosa sta succedendo. anche se una volta uscita da quella microscopica stanza non so perche' ma piansi. il mio nonno era cosi' triste... ora a distanza di anni e anni posso solo ringraziare i miei genitori per avermi concesso di vedere una persona in fin di vita, di aver visto con questi occhi cosa vuol dire il dolore e la frustazione di una vita che non vuole andarsene. ma solo ora lo comprendo. al tempo quel dolore al petto che sentivo era inspiegabile. io credo che anche questo sia necessiario. non sempre una spiegazione puo' essere data a volte il dolore o qualsiasi altra emozione forte ha bisogno di tempo per essere digerita compresa e interiorizzata. io spero di riuscire ad offrire tutto questo ai miei futuri figli(se mai ne avro'). perche' la vita non e' la pubblicita' del mulino bianco ed io rimango sempre piu' allibita riguardo i modelli che vengono proposti... viva lo spirito critico!!!!

francy

Anonimo ha detto...

Scusate il fuori tema.

Ho visto nel link a fianco il bando per un monumento a Dorando petri da situare a Carpi.

A mio avviso e' assolutamente necessario documentare l'opera vincitrice.
Nessuno ha conoscenti in carpi?

Attiviamoci per favore.

Architetto Elvio De Monte Faginto.

Anonimo ha detto...

Nel tema, invece.

Io arriverei a dire che una visitina agli ospedali e negli ospizi e persino nei manicomi o nelle galere, i luoghi rimossi dalla societa', farebbe bene alla mente di ogni essere giovane essere umano. Lo metterei quasi quasi nei programmi scolastici.

Credo che qualche schiaffo, contro tutte le moderne teorie educative, faccia pure bene, se contestualizzato e meritato. lo so, sono ottocentesco.

Crescere senza cognizione della sofferenza e' pericoloso, oltre che limitante. Non vedere il dolore non ti fa conoscere tutta una fetta della vita e non ti permette di fare i ragionamenti conseguenti. non ti permette nemmeno di comprendere fino in fondo le conseguenze delle tue azioni sugli altri.

Cio' detto, io sono per puntare alla rimozione del dolore dalle nostre vite e all'incremento del piacere; sono per accettare solo il dolore che viene come inevitabile; costruirlo, cercarlo, provocarlo, coltivarlo, sono meccanismi che non mi piacciono.
Sono l'antimasochismo in persona. Viva le poltrone automassaggianti.

Ervio
dal pianeta Foodstock.

Roberto La Forgia ha detto...

cara francy,

grazie per le belle parole che ci scrivi.
è proprio quel genere di esperienza di dolore che io considero per certi versi sane, se fatte bene, con dei genitori che sanno o cercano il modo migliore per fartele vivere nella maniera più umana possibile.
quando a me capitò la stessa cosa, andare a salutare mio nonno in fin di vita (avevo più di 7-8 anni) mia madre mi disse di dargli un bacio. eseguii con poco piacere.
mi sento un verme ma pensai soltanto che le mie labbra avrebbero toccato la pelle secca e sporca (ne avevo l'impressione) di un vecchio in fin di vita.
due reazioni diverse, la mia e la tua. io mi vergogno un pochino.
ma sono due reazioni, sono due contatti con le cose del mondo.
la mia reazione purchè egoista, mi ha fatto capire per un momento cosa sono in grado di provare per quella persona.

piccola nota, giusto per non apparire un demonio: non c'è mai stato un gran rapporto tra me e mio nonno. sono più i ricordi cattivi (che comunque, ricordo con tenerezza).



caro elvio,

non so se ti riferisci ai miei commenti quando chiudi con quella nota sul "provocare il dolore", in ogni caso voglio spiegarmi a te e a federica che continua a fraintendermi.
non sono per la provocazione del dolore sui bambini in termini di sadismo, sono per mantenere vivo il contatto bambino-pianeta terra.
non ho mai scritto da nessuna parte: i bambini devono farsi stuprare per capire come va il mondo. sono molto più leggero. io scrivo: i bambini devono avere quel momento di libertà nel gioco (e quindi relativamente lontani dai genitori) in cui la loro autonomia e responsabilità aumenta sino al punto di lasciarlo da solo (ma con gli amici) di fronte ai piccoli rischi che la vita di un bambino può offrire tipo, appunto: cadere dalla bici, pigliarsi una sassata in testa, calci in culo, incidente stradale.
non sono perchè queste cose AVVENGANO, sono perchè si trovi un modo diretto per far capire al bambino che queste cose esistono ed è bene imparare a controllarle.
il motivo per cui sono tanto acceso quando tratto quest'argomento è perchè oggi l'alternativa è: figlio mio stai in casa che fuori è un macello.

e lo dico partendo dal semplice fatto che io per le strade della mia città, non vedo bambini (che ci sono, ne sono sicuro perchè le scuole ne sono piene).
insomma la prossima generazione sarà composta da casalinghi, ma neanche! i casalinghi escono per fare la spesa!

ciao a tutti

Anonimo ha detto...

Carissimi integratori.

Il video segreto foodstock entertainment è finalmente on-line.

Se ne prendete visione e poi divulgate il verbo alle masse ci fate, ovviamente, un impagabile cortesia.

Elvio Foodstock.
http://foodstock.splinder.com

matteo bergamelli ha detto...

Non è male l'idea della visita ai manicomi e ospizi etc.
ma vuoi scommettere che la maggior parte dei genitori metterebbe in piedi un tale casino che qualsiasi direttore scolastico dovrebbe poi rinunciare a farlo?

Condivido in pieno quello che dici tu, roberto.
Non solo non escono di casa, ma se escono è per fare attività scelte dai genitori con tempi e ritmi da lavoro dipendente.
Molti genitori oltre a preservare i bimbi dal dolore cercano di preservarli anche dalla noia, non gli lasciano il tempo e la libertà di annoiarsi.
Io sono fortunato, lavoro a casa e un parte della mia giornata la passo con i miei figli, ma c'ho pure i cazzi miei da fare e quando ogni tanto il più grande mi dice "papà mi annoio" gli rispondo "non è un problema mio, trovati qualcosa da fare"; e la cosa bella è che sa la trova davvero. Credo che quei momenti siano più formativi di tante spiegazioni

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente il suo punto di vista. Penso che questo sia una buona idea.
E 'vero! L'idea di un buon supporto.

fosco ha detto...

nel 2006 ale scriveva:
"molto bene. avremmo dovuto pensarci prima: siamo in italia... i bambini! a chi non piacciono i bambini?
molto bene. prossimo post: la mamma."

io ancora lo aspetto, questo post sulla mamma

pasquale la forgia ha detto...

fosco, ma che ci fai da queste parti?
madonna che seri che eravamo!
per il post sulla mamma, ci penserò.
dammi altri 4 anni.

fosco ha detto...

mah, inseguivo un anonimo che ha appena lasciato un commento.

madonna, serissimi. Tra l'altro condivido totalmente il commento di roberto su cattelan.

ps. ho visto il trailer di treme e promette moltissimo, staremo a vedere. Bunk trombonista a New Orleans, che vuoi di più.

ps. Hai sentito di questa nuova serie con Scorsese alla regia e Steve Buscemi tra gli attori?
(è una domanda retorica)

http://www.movieplayer.it/articoli/07303/boardwalk-empire-scorsese-racconta-l-america-del-proibizionismo/

pasquale la forgia ha detto...

ovviamente sì. boardwalk empire con buscemi. lo aspetto con ansia. ma che stile abbiamo a farci le nostre conversazioni off topic nella sezione commenti di un post di quattro di anni fa?