18 gennaio, 2010

Mah...

Sono un fan di Ricky Gervais e non nascondo di aver atteso con grandi aspettative il suo esordio alla regia. Non che mi aspettassi miracoli: non è scritto da nessuna parte che firmare un contratto con una casa di produzione ti trasformi automaticamente in un regista. Mi ero però convinto che in The invention of lying non avrei trovato il difetto che più odio nelle commedie: la sensazione di assistere a una serie di sketch pessimamente incollati fra loro. Intendiamoci, non siamo ai livelli di porcherie che non vi sto neanche a nominare, perché certa roba mi permetto il lusso di non vederla, ma diciamo che siamo più o meno sul livello dell'ultimo pessimo Allen.
Il film molto probabilmente arriverà in Italia con grande ritardo, quindi mi tocca dirvi, in sintesi, la trama: Mark Bellison (Gervais) vive in un mondo del tutto simile al nostro, nel quale però nessuno sa cosa sia una bugia. Tutti dicono la verità e ognuno si aspetta che qualsiasi cosa corrisponda al vero. Sarà proprio il nostro Mark, per puro caso, a pronunciare la prima menzogna, innescando un effetto domino che lo porterà a diventare in brevissimo tempo l'uomo più potente e ammirato del mondo.
Il fatto che la prima grande menzogna pronunciata da Mark - dopo una serie di cosette che gli permetteranno di tirare a campare - sia proprio quella dell'aldilà e della religione, fa sì che il film non diventi una (spassosa) scemenza come Bugiardo bugiardo, ma il risultato resta modesto.
Molto meglio il sottovalutato Ghost town, nel quale Gervais ha debuttato come attore protagonista.
In ogni caso, di The invention of lying resteranno un paio di buone battute e questa pubblicità della Coca cola.

Ps: il film vanta una serie di prestigiosi cameo (Philip Seymour Hoffman, Edward Norton, Jason Bateman, Christopher Guest, Jeffrey Tambor, Tina Fey, Jonah Hill...). In alcuni rari casi (Tambor, Hoffman e Bateman) si tratta di chicche, il più delle volte è solo un patetico sfoggio di argenteria. Tina Fey su tutti. Penosa e unfunny come sempre.

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